Ponendo ai genitori la domanda “Cosa desideri veramente per i tuoi figli?” , emergono risposte che vanno ben oltre il successo materiale o sociale. I genitori vogliono soprattutto che i figli siano felici, sicuri di sé, consapevoli del valore della vita e capaci di affrontare le difficoltà con serenità. Desiderano che sviluppino realizzazione personale, empatia, rispetto per gli altri e per la natura, e che sappiano apprezzare il presente senza ossessionarsi per la meta finale. La gioia di vivere è il vero dono che i genitori vogliono trasmettere.
Negli ultimi anni sembra esserci infatti una diffusa consapevolezza che ricchezza, status o riconoscimenti esterni non garantiscono la felicità.
I genitori cercano di offrire ai figli strumenti interni di serenità, capacità di adattamento e auto-stima, affinché possano affrontare la vita con equilibrio, anche nei momenti difficili.
Un aspetto fondamentale emerso è l’importanza di valorizzare le emozioni e i sentimenti. Spesso nella famiglia e a scuola si sopravvaluta l’acquisizione di conoscenze, trascurando le capacità affettive. Imparare a riconoscere e gestire emozioni come paura, ansia, gelosia, sensi di colpa o stress è cruciale per vivere una vita piena e appagante.
Lo scopo principale dei genitori dovrebbe essere quello di insegnare ai figli a diventare “genitori di sé stessi”, ossia a fare affidamento sui propri segnali interiori, a prendere decisioni autonome, evitare delusioni emotive e vivere una vita soddisfacente senza dipendere costantemente dagli adulti. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario che anche i genitori vivano senza condizionamenti, guidando i figli con sicurezza sia nelle scelte pratiche sia nell’educazione emotiva, diventando un esempio concreto di equilibrio e gioia di vivere.
Per concretizzare questo percorso, i genitori possono iniziare monitorando il proprio linguaggio e atteggiamento quotidiano, sostituendo frasi pessimistiche con affermazioni positive e resilienti, come:
“È solo un piccolo ostacolo, lo supereremo.”
“C’è sempre il rovescio della medaglia.”
“La vita è una festa.”
In sintesi, educare i figli alla gioia di vivere significa insegnare loro a riconoscere, comprendere e gestire le emozioni, diventando un esempio di equilibrio e gratitudine, e offrendo strumenti per affrontare la vita con consapevolezza e autonomia, senza dipendere da beni materiali o riconoscimenti esterni.
Purtroppo, le scuole non insegnano come diventare individui liberi da condizionamenti. Spesso, anzi, tendono a rafforzare l’idea che il valore personale dipenda dai voti, dalle regole o dal giudizio esterno. Ma la libertà interiore e la felicità non si imparano sui banchi di scuola: si coltivano nel mondo dell’esperienza, delle relazioni, delle emozioni.
Vivere in contatto con ciò che si prova, non richiede esami o pagelle: si impara a riconoscere e accogliere le proprie emozioni come parte integrante dell’esistenza. Ogni situazione della vita, ogni incontro, è un’occasione per mettere in pratica la nostra saggezza, la nostra empatia, la nostra autenticità. Non serve attendere il “dopo”, il lavoro o il successo per dare un senso a ciò che impariamo — perché il vero apprendimento accade nel momento presente, nel modo in cui viviamo e rispondiamo alla vita.
Il nostro compito, come genitori o educatori, dovrebbe allora essere quello di insegnare ai bambini a vivere in contatto con ciò che provano, aiutandoli a rimanere connessi alle proprie emozioni, liberi dai condizionamenti sociali e fiduciosi nella loro natura autentica.
Se impariamo a guidarli in questo, come meraviglioso effetto collaterale, scopriremo di diventare anche noi più vitali, più presenti, più liberi.
In ognuno di noi esiste un essere libero e integro, spesso soffocato dai limiti culturali e dalle aspettative esterne. Il successo, in fondo, non è una meta da raggiungere ma un atteggiamento interiore, un modo di vivere con pienezza e presenza.
Molte persone inseguono felicità, sicurezza e amore senza accorgersi che tutto questo può emergere spontaneamente quando smettiamo di rincorrerlo e cambiamo atteggiamento verso la vita. I bambini questo lo sanno istintivamente: sono naturalmente aperti, gioiosi, autentici. Il nostro compito non è plasmarli secondo i nostri schemi, ma proteggerli e incoraggiarli a restare sé stessi, preservando quella libertà emotiva che li rende unici.
Dobbiamo ricordare che i figli non ci appartengono: hanno la loro visione del mondo, le loro luci interiori, il loro modo di sentire. Possono non essere sempre d’accordo con noi, e va bene così. Il nostro ruolo è accompagnarli, non dirigerli; aiutarli a diventare ciò che sono destinati a essere, senza soffocare la loro spontaneità in nome delle nostre aspettative.
I bambini piccoli possiedono già, nel loro patrimonio naturale, tutte le qualità di cui hanno bisogno per essere felici: curiosità, empatia, apertura, fiducia. Il rischio è che, crescendo in un ambiente troppo focalizzato sul “dover essere”, perdano contatto con questa saggezza innata. Ecco perché il nostro impegno più grande dovrebbe essere quello di aiutarli a non dimenticare la loro libertà interiore, ricordando, a ogni passo, che anche noi possiamo imparare molto da loro.
Con Amore,
Veronica💛.